Salve, mi chiamo Claudio, sono genovese e faccio agricoltura
per passione, non come attività primaria; ho il pallino del motocoltivatore (MTC) come attrezzo
motrice universale per le mie possibilità di impiego, sia per l’estensione
degli appezzamenti che per l’accessibilità.
Dopo anni passati con verricelli,
motozappe ecc, ho deciso che potevo impiegare questo attrezzo proficuamente,
adattando un pò i passaggi e i terreni, dovendo operare in pendenze limitate e
terrazzamenti.
La scelta non è stata casuale, perché da subito tra gli
accessori ho deciso di applicare l'aratro rotativo (AR) voltaorecchio della ditta Berta, la
scelta del voltaorecchio è stata dettata da motivi di versatilità e dinamicità
del complesso MTC+AR, questo perché avendo io un MTC Goldoni Super Special con
motore diesel Lombardini 3LD510, mi sono trovato nelle condizioni ideali di
equilibrio e bilanciamento del complesso; se avessi optato per l’AR semplice,
avrei dovuto zavorrarlo per compensare il maggior peso del motore. Chi invece fosse dotato di un MTC di classe
inferiore, sui 10 cv, col modello semplice non avrebbe problemi mentre col
voltaorecchio, viceversa, potrebbe trovarsi nella condizione di dover zavorrare
il motore, fermo restando che entrambe le versioni necessitano comunque per
l’azionamento la stessa potenza anche se le masse in gioco e conseguentemente
le inerzie sono lievemente superiori col voltaorecchio.
Nello specifico illustrerò l’AR voltaorecchio della ditta
Berta di Calamandrana ( AT ), essendone soddisfatto possessore e utilizzatore
da quasi vent’anni.
L’idea di un
attrezzo azionato da una fonte motrice di modesta potenza, che in una sola
lavorazione possa fendere, rivoltare e lasciare il terreno pronto per la
semina, non è nuova; negli anni ’50 la Gravely aveva introdotto un attrezzo
simile, seppur montato frontalmente e l’utilizzo per le sue specificità, non
era propriamente sicuro per l’operatore, ma per molti anni in piccole realtà
produttive sia per l’ampiezza che per
l’accessibilità degli appezzamenti, almeno qui in Liguria, ha
rappresentato una valida alternativa al lavoro manuale.
L’idea ripresa da Berta, opportunamente modificata con particolare riguardo all’operatività e alla sicurezza, ha consentito di dotare i MTC di piccola e media potenza di un attrezzo che riesce a effettuare la lavorazione di preparazione del terreno su limitate superfici, lavorando in sicurezza a una profondità nei casi più favorevoli di 30cm, con relativamente poca spesa energetica da parte del conducente, ridando slancio al prodotto MTC che aveva subito un accantonamento ideologico più che operativo.
Essenzialmente si compone di un asse che prende il movimento dalla pdf del MTC e tramite idoneo rapporto di trasmissione pignone/corona, invia il moto a un secondo asse, dove sono montate 4 pale di aratro opportunamente sagomate e inclinate, il tutto racchiuso da un carter di protezione diversamente sagomato a seconda della versione, corredato di un ruotino posteriore regolabile per variare la profondità di lavoro e agevolarne i trasferimenti.
Durante il lavoro, dopo aver posizionato il ruotino all’altezza desiderata, e nel caso dell’AR voltaorecchio aver impostato il gruppo pale dal lato richiesto, si avvia il tutto lasciando che l’AR si “avviti” nel terreno compiendo l’operazione di taglio e rivoltamento a lato del terreno, lasciandolo sminuzzato e livellato pronto per la semina. Chiaramente con l’AR semplice, nei casi più comuni a fine solco si fa il ritorno a vuoto, a meno che non si abbia spazio di manovra e ampiezza sufficienti, nonché terreno favorevolmente pianeggiante per effettuare le lavorazioni, come si dice in gergo a colmare e scolmare, casi quasi inesistenti in Liguria, perlomeno dove questo tipo di attrezzo trova il suo optimum, diversamente con il modello AR voltaorecchio è possibile effettuare il ritorno in lavorazione, rivoltando il terreno sempre dallo stesso lato, e qui viene spontanea la prima considerazione: spesso l’ampiezza degli appezzamenti, o fasce, è talmente esigua che eseguire l’operazione di rivoltamento AR può non essere agevole, ma è altrettanto vero che ogni fascia ha un suo “verso” e che può essere utile per mantenere una buona conformazione del terreno, lavorare anche se a senso unico, rivoltando solo a destra o sinistra e qui le potenzialità del modello voltaorecchio vengono valorizzate ampiamente.
Dopo questi prime aspetti di carattere tecnico, la prima
considerazione è il confronto con l’attrezzo antagonista più diffuso in
Liguria: la Motozappa.
Quest’ultima è per molti casi insostituibile, considerando
in primis il costo iniziale contenuto e
la capacità di operare in spazi limitatissimi, ma è anche vero che il lavoro si
attua procedendo dietro essa,
calpestando il terreno lavorato e che in buona sostanza essa compie solo
l’operazione di sminuzzamento del terreno, a volte con molta fatica per
l’operatore quando questo non è in condizioni di tempera ottimali, mentre un
MTC anche di limitata potenza, offre più sicurezza e versatilità di impiego, e
che soprattutto il lavoro della Motozappa è ad asse orizzontale, con
inevitabile formazione della suola di lavorazione, mentre un MTC equipaggiato
con AR lavora con l’operatore a fianco o al limite con un piede nel solco per
eventuali correzioni di rotta, e che il tipo di lavorazione avviene se non
proprio ad asse perfettamente verticale, sicuramente con un’inclinazione e una
penetrazione nel terreno molto più diritte, lasciando il fondo del solco molto
meno liscio; inoltre nei terreni in pendenza, anche di una certa entità, la
lavorazione è sempre in traverso con rivoltamento a monte del terreno,
condizione ottimale per riportare o almeno contenere il terreno che
inevitabilmente scende durante le operazioni colturali.
Chiaramente trattandosi anch’esso di un attrezzo che
comunque attua uno sminuzzamento del terreno durante l’operazione di
rivoltamento, è buona pratica non anticipare di molto la preparazione per
evitare un eccessivo costipamento in caso di forti piogge, ma se la lavorazione
avviene in tempera, piogge occasionali non compromettono il lavoro, in ogni
caso meglio prevedere la lavorazione in prossimità della semina. Teniamo sempre
presente che stiamo parlando di attrezzi, sia MTC che AR, rivolti
nell’attualità a un settore hobbistico/semiprofessionale, spesso part-time;
ormai l’industria sforna minitrattori per chi fa attività professionale e passa
ore con le attrezzature, quindi vogliono stare “seduti”, pertanto ci si rivolge a un pubblico di
appassionati che intendono avvalersi di sicure e funzionali attrezzature per
consentirgli di coltivare senza eccessivo affaticamento e buona tempestività.
Nulla toglie che le stesse attrezzature possano essere complementari in aziende più grandi per operazioni
colturali specifiche.
Le domande che più sorgono spontanee riguardano la natura
dei terreni in cui si vuole operare con l’AR, soprattutto per quello che
riguarda la compattezza, la presenza di sassi, cotico erboso ecc…come gia detto
si tratta di un attrezzo specifico per MTC quindi il tutto va riferito alle
potenze e ai pesi in gioco. Prendiamo in esame questa foto:
Al momento della fornitura dell’AR, viene consegnato
corredato di alcuni accessori atti allo svolgimento ottimale del lavoro, ma
come da istruzione della Casa, possono essere esclusi in situazioni specifiche,
cosi come evidenziato dalle frecce, le piastrine tranciaerba, 2 rotanti su 2
delle 4 pale e una fissa sul telaio della trasmissione, devono essere tolte in
presenza di sassi; altresì è utile mantenerle in presenza di terreno sciolto
con presenza di erba come pure l’indicazione di escludere la ruota di appoggio,
personalmente anche se nel mio caso la presenza di pietre è discreta, io la
ruota non la tolgo ritenendola un utile appoggio anche per la stabilità
trasversale specie nelle lavorazioni al traverso, in pendio. Qui poi vale la
pratica e la manualità di ognuno. Sicuramente invece meglio attendere che il
terreno, specie se di natura argillosa, sia nelle migliori condizioni per
operare, ma su questo problema la Casa è intervenuta proponendo in opzione un
profilo modificato di pala più adatto per terreni tenaci o per rompere un cotico non
lavorato da tempo, vediamo in questa foto le differenze:
Le pale con la piastrina antiusura rossa sono standard,
quelle con la nera profilo modificato; avendo io il modello voltaorecchio ho
potuto presentare entrambi i lati di entrambi i gruppi-pala, per meglio
evidenziare la differenza.
Come subito si evince, le piastrine sono
praticamente terminanti a 90 gradi le rosse rispetto alle nere; nelle prossime
foto le ho montate volutamente entrambe per far vedere come diversamente si
presentano a contatto del terreno e come impattano e incidano con esso, per
praticità ne ho montate solo due, una per tipo sull'asse destro, fotografandole
sia esternamente che internamente:
Come appare subito evidente, è diverso l’angolo incidente
tra la pala con piastrina rossa e quella nera, la prima più effetto vomere, la
seconda più effetto ripuntatore. Inoltre
per realizzare il profilo con piastrina nera è stata lievemente ridotta la
superficie della pala, con una sensibile riduzione della terra smossa ma una
più decisa penetrazione e effetto dirompente come contropartita.
Non le
considererei alternative a se stesse ma complementari, ho avuto modo di provare
il profilo modificato in situazioni di terreno tenace e ho ottenuto un notevole
risultato di rottura, ma in situazioni di terreno normalmente coltivato opto
per il profilo standard; se proprio vogliamo fare la punta allo spillo, diciamo
che il profilo piastrina nera tende un po’ ad attorcigliare le radici attorno
alla piastrina, se c’è molta presenza di esse, inoltre la stessa piastrina può
essere utilizzata solo su due lati quando si consuma, essendo i fori
asimmetrici al contrario di quella rossa che può essere utilizzata su
quattro…ma quando occorre energia dirompente questo profilo sa farsi valere!
Prendendo in esame il mezzo motrice MTC, attualmente le case
hanno in listino svariati modelli ma tutte ormai sono nella classe di potenza
dagli 8 ai 14 cv, le grosse potenze di un tempo su questi mezzi sono state
eliminate da tempo, vuoi per i pesi e le eccessive dimensioni e per la
manovrabilità; la Casa indica una potenza minima richiesta di 8 cv, per parere
di vari utenti ed esperienza, starei più sui 10-11 per avere un minimo di
riserva di potenza da utilizzare in certi casi che qui in Liguria non sono
rari, ormai le Ditte hanno tutte per lo stesso modello di MTC la possibilità di
montare svariate motorizzazioni, a parere mio meglio stare su potenze un po’
più alte del minimo richiesto. Ma quello che più importa sono il
dimensionamento del MTC e il suo peso:
Diciamo che la classe di MTC media rispetta queste misure,
questo perché il volume dell'AR una volta sprofondato nel terreno, richiede per
esplicare al meglio la sua potenzialità, che l’asse portapale sia il più
verticale possibile, sia in senso trasversale che longitudinale, questo perché
immaginando l'AR in rotazione come se disegnasse un cilindro che si muove in
avanti, esso sarà tanto più efficace quanto più il volume di detto immaginario
cilindro sarà completo e questa condizione si ottiene dimensionando l’altezza e
la larghezza del MTC in modo idoneo attenendosi allo schema suddetto, tra
l’altro oltre che l’ottimale esecuzione del lavoro, anche la stabilità e la
manovrabilità se ne avvantaggiano.
Chiaramente non è sempre possibile avere la “quadra” e spesso si cerca di
ottenere lo stesso risultato con i mezzi che si ha già a disposizione; nel mio
caso specifico, avendo un MTC di potenza più elevata e ruote di dimensioni
maggiori, cioè 6.50/80-12 come la maggior parte di MTC di potenza sui 12-14 cv,
se da un lato la maggiore potenza aiuta in situazioni critiche, dall'altro le maggiori
dimensioni penalizzano, in verità in modo poco sensibile, il corretto rispetto
delle linee di lavoro; in pratica la linea trasversale durante la lavorazione,
vede l'AR leggermente sbandato verso l’esterno perché le ruote più grandi
impediscono una inclinazione verso il solco più accentuata, mentre sulla longitudinale
la linea di tiro essendo più inclinata verso l’alto invece che parallela al
terreno, fa “mordere” l’AR più di punta, questa condizione però può essere
attenuata, montando al momento dell’ordine, una prolunga tra l’albero di uscita
del moto dell'AR e la flangia di attacco al MTC, come illustrato nella foto:
In questo modo si sposta più indietro il complesso e
l’angolo formato dal terreno e dall'asse di lavoro si riduce
sensibilmente. Ho provato a montare
ruote più piccole sul mio MTC e mentre ho ottenuto una più corretta dimensione
operativa, ho perso quasi completamente la manovrabilità in quanto il motore a
fine solco toccava per terra…insomma la perfezione non è di questo mondo e le
soluzioni per ottenere un lavoro soddisfacente comunque esistono, nelle foto si
vede il mio MTC al lavoro e ritengo l’operatività più che soddisfacente:
Un’altra peculiarità di cui posso avvalermi è la dotazione della
pdf del MTC a due velocità, normalmente si usa la veloce sugli 800 giri/1’, ma
utilizzando la velocità lenta e avvalendomi dei carter laterali supplementari
di protezione, riesco a tracciare solchi contigui per le semine di colture a
righe, tracciandoli in continuità alla distanza di 70 cm, senza che la terra di
un solco mi chiuda quello a fianco ma depositandosi a lato, facilitando poi la
chiusura manuale:
Un’altra peculiarità di cui posso avvalermi, è la dotazione
della pdf del MTC a due velocità, normalmente si usa la veloce sugli 800
giri/1’, ma utilizzando la velocità lenta e avvalendomi dei carter laterali
supplementari di protezione, riesco a tracciare solchi contigui per le semine
di colture a righe, tracciandoli in continuità alla distanza di 70 cm, senza
che la terra di un solco mi chiuda quello a fianco ma depositandosi a lato,
facilitando poi la chiusura manuale:
Certamente possono esserci altri svariati utilizzi e non ho
la presunzione di aver detto tutto, ma credo di aver dato un quadro generale
per chi volesse dotarsi dell’AR, per mia esperienza e per le mie esigenze, lo
ritengo ormai insostituibile